L'origine della leggenda dei tre Re Magi viene da molto lontano e nasce con l’evangelista Matteo che cita i Magi nel suo vangelo.
Di questa leggenda, ciò che sappiamo, è che una notte tre uomini alzarono lo sguardo verso il cielo e videro una stella brillare molto più delle altre, la cosiddetta stella cometa che li spinse a partire. I Magi quindi sotto la guida della Stella arrivarono a Betlemme e portarono in dono a Gesù Bambino: oro, incenso e mirra.
Di questi tre doni, il più misterioso è la mirra, ovvero una resina prodotta da arbusti spinosi appartenenti al genere Commyphora varietà Mirrha che rientra nella famiglia botanica delle Burseracee. Questa pianta è presente sia nella regione orientale dell’Africa (Somalia, Eritrea ed Etiopia), sia in Sud Arabia, Yemen ed Oman e il suo nome sembra derivi dal sapore amaro che rilascia in bocca.
La mirra viene raccolta nei luoghi di produzione tutto l’anno tranne che nei mesi più caldi, il periodo che va da giugno a settembre. Per raccogliere la mirra, vengono effettuati dei tagli sulla corteccia così che possa rilasciare la resina giallastra. La resina si lascia ad asciugare diventando di colore bruno-rossastro e appare come grumi grandi come una noce lungo tutto il tronco d’albero.
Quando è ben solidificata e facilmente staccabile, viene lasciata maturare per 3 mesi per completarne l’indurimento.
L'uso storico più comune della mirra era quello di bruciare la resina sui carboni ardenti per le sue proprietà antisettiche e antibatteriche. Questo libererebbe una misteriosa presenza spirituale in tutta la stanza prima di una cerimonia religiosa.
Al giorno d’oggi, la mirra viene impiegata per produrre prodotti di origine erboristica e cosmetica, soprattutto nel campo dell’industria profumiera.
Aquilea, conoscendo le proprietà della mirra, le ha sfruttate in Aquilea Tuss, perché favorisce la funzionalità della mucosa orofaringea.